“Per far ripartire il nostro sistema produttivo, incentivare l’apertura di nuove attività e dare un ordine ad un sistema a dir poco intricato, è necessario semplificare il Fisco e le sue troppe norme. Non è possibile che in Italia si debba avere a che fare con quasi 800 leggi tributarie, tra provvedimenti principali e decreti attuativi. È difficile persino individuarle e contarle”.
Lo ha dichiarato Giuseppe Galati, candidato del Centrodestra al Senato nel collegio uninominale Irpinia-Sannio, che ad Avellino ha incontrato imprenditori e rappresentanti sindacali locali e a Mugnano, con il candidato alla Camera Pietro Foglia, un folto gruppo di elettori. “Il risultato di questa situazione – spiega – è una jungla che provoca incertezza applicativa, tempi lunghi sui contenziosi e una burocrazia fiscale troppo complicata. Per uscire da questa situazione va calibrata un’operazione di profonda semplificazione. Una inversione di rotta rispetto al groviglio attuale che servirà da una parte a incoraggiare i contribuenti onesti e dall’altra a sbloccare l’avvio di nuove imprese”.
Ma non c’è solo l’aspetto numerico a preoccupare Galati in ottica di un rilancio dell’azienda Paese, anche la somma che pesa sulle spalle di famiglie e imprenditori appare impressionante. Un esempio emblematico arriva da uno studio recente sulle tasse locali. In Campania, nel 2017, i contribuenti hanno pagato oltre 47 miliardi di euro. Con famiglie tipo che in media si sono dovute sobbarcare spese per più di 2000 euro sui tributi legati ai servizi. “Come può fare una famiglia monoreddito o un lavoratore autonomo, magari titolare di una ditta individuale – continua Galati – a tirare fuori tanti soldi? Ad Avellino e Benevento si calcola che mediamente la spesa per tasse locali per nucleo familiare abbia superato abbondantemente i 2500 euro. Una cifra elevatissima, specie se consideriamo, in generale, i servizi che gli utenti ricevono in cambio e la crisi che ancora attanaglia il Mezzogiorno, come del resto tutta l’Italia. Se toccherà a noi del Centrodestra formare il nuovo governo, una delle prime riforme che faremo è proprio l’introduzione della Flat tax, con tutto ciò che ne consegue”.
Da qui, Galati passa ad illustrare cosa significherebbe questo cambiamento epocale: “Si passerebbe – dice – a un’unica aliquota fiscale per famiglie e imprese, con una previsione di no tax area e deduzioni a esenzione totale dei redditi bassi, oltre che a garanzia della progressività dell’imposta con piena copertura da realizzarsi attraverso il taglio degli sconti fiscali. Ma non è tutto, in questa fondamentale sezione del programma abbiamo previsto l’introduzione del principio del divieto di tassazione in assenza di reddito (Irap, IMU, bollo auto, donazioni e successioni). Nessuna imposta su donazioni, successioni, prima casa, bollo sulla prima auto e sui risparmi. Oltre all’instaurazione di una Pace fiscale per tutti i piccoli contribuenti che si trovano in condizioni di difficoltà economica e alla chiusura di tutto il contenzioso e delle pendenze, con la contestuale riforma del sistema sanzionatorio tributario”.
E c’è anche un altro effetto positivo. “Da un punto di vista dei riflessi immediati – conclude Galati – le risorse liberate dalla Flat tax andranno a costituire uno stimolo agli investimenti pubblici e privati. Altre misure in questa direzione sono il pagamento immediato di tutti i debiti della Pubblica amministrazione nei confronti di cittadini e imprese anche con lo strumento innovativo dei Titoli di Stato di piccolo taglio, un accesso più facile al credito per le pmi e una profonda revisione del Codice degli appalti per rilanciare gli investimenti e l’occupazione”.